L’installazione si presenta come uno spacco di roccia che emerge dall’acqua: la pietra si staglia monumentale sotto forma di steli prismatici con andamento verticale fino a più di 5 metri, che creano lapidee sfaccettature sulla superficie. Una “Torre dei Riflessi” dal ritmo preciso e geometrico che si specchia in una moltiplicazione di immagini.

“La Pietra di Vicenza ritrova nell’acqua il suo elemento originario – afferma Moreno Zurlo di A.c.M.e studio – conchiglie, coralli, alghe e gusci sono metaforicamente corsi alla montagna 40 milioni di anni fa, e la particolare trama della Pietra di Vicenza lo racconta con la memoria dei fossili che la contraddistingue. Ora, con questa installazione, dall’alto della loro solida e inamovibile dimora, gli antichi abitanti del mare tornano a specchiarsi nell’acqua”.

L’opera ha richiesto più di 3 mc di Pietra di Vicenza nella declinazione del Giallo Dorato. Il montaggio, particolarmente complesso, è “frutto della sinergia tra progettista, marmista, architetti, ingegneri e posatori che hanno permesso la messa in opera di un progetto complicato” – afferma Francesco Grassi – “fa parte di un cammino di sperimentazioni che da anni conduciamo, una sorta di Ricerca & Sviluppo che ritengo necessarie alla crescita di ogni azienda”.

Foto: Luca Morandini