Dialogo tra storia e paesaggio, tra forme contemporanee, soluzioni tecnologiche innovative e materiali tradizionali: la nuova cantina Leonildo Pieropan, immersa nell’incantevole cornice delle colline del Soave Classico, a pochi passi dalle mura del castello medioevale.
La cantina, fortemente voluta dal nipote del fondatore, l’omonimo Leonildo Pieropan, e a lui intitolata, è un manufatto architettonico nato come strumento di lavoro e concepito su imprescindibili principi di innovazione e sostenibilità.
Il progetto poggia su un’idea forte: sollevare un lembo del pendio – oltre 60.000 mc – e nascondervi il grande volume necessario allo svolgimento dell’attività vitivinicola, aderendo alla volontà dell’azienda di armonizzare la realtà imprenditoriale rispettando l’ambiente e il paesaggio circostante.
Progettata dall’arch. Moreno Zurlo di studio A.c.M.e di Verona e frutto di cinque anni di lavoro, la struttura, in gran parte interrata, presenta un’unica lunga e sinuosa facciata calcarea sfaccettata, affine alle affascinanti strutture lapidee naturali del territorio e contraddistinta da giochi chiaroscurali.
L’andamento del fronte frastagliato in pietra calcarea sostituisce visivamente una balza del terreno preesistente, avvolge lo scarto altimetrico generato dal salto di quota tra la nuova copertura a verde – il lembo di terra sollevato – e la tendenza del declivio.
L’accurata selezione di materiali di provenienza locale ha previsto l’utilizzo, per la lunga e peculiare facciata, della Pietra di Vicenza estratta e lavorata da Grassi Pietre.
La pietra è stata scelta nella sua declinazione di Giallo Dorato – con finitura spazzolata e spessore 3 cm – tecnicamente costituita da grandi lastre retinate e pre-assemblate a due a due per la realizzazione di strutture tridimensionali a forma prismatica, come da progetto dell’Arch. Zurlo che intendeva evocare una barriera corallina affiorante dal terreno. Le lastre di pietra, intercalate da grandi tagli verticali di vetro, sono state montate da Grassi Pietre con una soluzione a parete ventilata, ultimata anche grazie alla progettazione esecutiva di Progest che ha saputo con maestria “invisibile” reggere i pesi e gestire la complessità del disegno. Una soluzione di sostenibilità energetica, quella della parete ventilata, avvalorata anche da altre scelte in ottica green come il recupero dell’acqua piovana, la regolazione naturale della temperatura in ambiente ipogeo e l’utilizzo di materiali naturali a km 0.
1400 mq di rivestimento, 2300 pezzi circa di pietra diversi, distribuiti in colonne sfaccettate, tagliati con macchine a controllo numerico dove non c’è un pezzo uguale all’altro, e dove ogni pezzo è customizzato anche sugli staffaggi di sicurezza, in modo che la lastra risulti “appesa” alla struttura in acciaio retrostante. Per ottimizzare il senso di continuità monolitica alla facciata, tutte le fughe e le giunture tra le pietre sono state sigillate con appositi mastici e siliconi, in tinta pietra.
In questo progetto, la Pietra di Vicenza acquisisce il suo ruolo principale di rivestimento, ma riporta altresì il luogo della nuova cantina al suo stato “ideale” di natura. I coralli, le conchiglie, le alghe e i gusci degli organismi marini che popolavano i mari della Pianura Padana di quaranta milioni di anni fa, si ritrovano oggi, grazie alla Pietra di Vicenza, nel fronte della nuova cantina Leonildo Pieropan animandola di presenze. È la pietra che fa vivere la storia.
Per quanto riguarda gli interni della cantina, gli spazi sono stati razionalizzati in funzione del ciclo produttivo: i locali che necessitano di aero-illuminazione (appassimento, vinificazione, imbottigliamento, laboratorio, confezionamento, vendita) sono posti verso la facciata, quindi verso valle. Viceversa sono completamente ipogei i luoghi destinati all’affinamento del vino. Inoltre, anche per gli ambienti interni sono stati scelti materiali naturali per una migliore qualità dell’aria e per ricreare un’esperienza di benessere.
Diverse altre le scelte per un minore impatto ambientale possibile. Sopra, il soffitto della cantina ipogea sostiene un terreno alto due metri, sul quale è stato piantato un vigneto sperimentale carrabile di Pinot Bianco che, non necessitando di alcun trattamento per le malattie fungine, rappresenta un esempio di viticultura più green, mentre il contenimento della zona esterna pavimentata ha permesso il re-impianto delle vigne sulla quasi totalità del lotto nell’ottica di limitare al massimo l’impatto ambientale delle aree esterne.
Progetto: Arch. Moreno Zurlo – AcMe studio
Fotografia: Jürgen Eheim
In collaborazione con: Progest srl